Il cappello Borsalino e la nascita di un'icona. Dalla fabbrica di una piccola città, al mondo scintillante di Hollywood.
In collaborazione con APAPAJA, LES FILMS D’ICI 2, ARTE FRANCE e con ISTITUTO LUCE CINECITTÀ, RAI CINEMA
Starring: Robert Redford, Piero Tosi, Massimo Pieroni, Jean-Claude Carrière, Deborah Nadoolman Landis, Eddie Muller, Marilyn Vance, Alberto Barbera, Dante Spinotti
Genere: documentario creativo - Regia di: Enrica Viola - Durata: 78 min. - Data di uscita in Italia: 13 Aprile, Alessandria
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“Dear vittorio, you may remember me…my name is Robert Redford”. Così inizia la lettera che Robert Redford scrisse a uno degli eredi della famiglia Borsalino per richiedere il cappello che aveva visto indossato da Mastroianni in
8½ di Fellini. In questa lettera è condensata la storia del cappello Borsalino: un oggetto fatto con amore e passione ad Alessandria, una piccola città di provincia del nord Italia, e sbarcato poi in tutto il mondo fino a diventare esso stesso sinonimo di cappello e salire nella sfera del mito.
A narrare questa incredibile avventura è un'ombra con il cappello. Molte le testimonianze che si alternano a raccontare i due mondi di appartenenza di questo cappello: la piccola città di provincia e il grande cinema. Così i ricordi dei famigliari incontrano le voci degli ex operai e degli appassionati di storia locale mentre grandi nomi del cinema come Robert Redford, Jean Claude Carrière, Deborah Nadoolman Landis ci lasciano capire quanto la scelta di un cappello, della sua ombra, siano fondamentali nel cinema. Il racconto è un dialogo tra queste due realtà, apparentemente lontane, ma unite dal cappello Borsalino.
Tutto ha inizio con Giuseppe Borsalino che, dopo aver ottenuto il
titolo di “Mastro Cappellaio” a Parigi, nel 1857 apre con il
fratello Lazzaro la prima follatura ad Alessandria. In pochi anni la
produzione cresce rapidamente, passando dai 35 cappelli al giorno ai
2000 di fine secolo. Le intuizioni importanti di Giuseppe sono due:
industrializzare la produzione e cercare nuovi mercati. Alla fine
del XIX secolo la reputazione del cappello Borsalino ha ormai
raggiunto il mondo intero. Teresio Borsalino eredita la fabbrica
alla morte padre nel 1900. Nei primi due decenni del secolo il nome
"Borsalino" rimbalza da un continente all'altro, accompagnato da
campagne pubblicitarie che hanno il duplice scopo di consolidare e
mantenere la clientela storica, l'alta borghesia, e di attirare
l'industria del cinema e della cultura, allora in grande espansione.
Da quel momento, la Borsalino ricerca nuovi modi per promuovere il
marchio, compresa la produzione di film industriali di grande valore
estetico. Questa direzione coincide negli anni '20 con la nascita
dell’industria cinematografica hollywoodiana e dello star system da
un lato e con l’avvento della figura del gangster dall’altro.
Personaggi come Lucky Luciano, Al Capone e John Dillinger indossano
il “borsalino” e a loro il cinema si ispira. Attraverso il genere
noir il Borsalino entra nell’immaginario collettivo, diventando
sinonimo di cappello. Ciò che accomuna gangster, poliziotti ed
investigatori privati è il fedora, il cappello a tesa larga, la cui
ombra crea personaggi oscuri e aumenta il senso di mistero. Il
Borsalino si diffonde rapidamente in tutti i generi cinematografici,
apparendo nei film d’avventura, nelle commedie romantiche, nei
musicals: il cappello definisce i ruoli, la professione, lo stile e
la classe sociale. Contiene in sé una gestualità che solo questo
capo d’abbigliamento consente. Il cappello può suscitare passioni,
lacrime o riso: è portatore di una simbologia che ne fa un elemento
indispensabile nell’industria cinematografica.
Nel 1939 Teresio Usuelli succede allo zio nel momento più difficile,
con la Seconda Guerra Mondiale, l’occupazione tedesca e la chiusura
dei mercati. È negli anni ’60 che il successo della Borsalino
conosce un forte rallentamento, con la rivoluzione culturale e lo
spostamento da una società patriarcale e conformista ad una basata
sull’individualismo. Con il boom economico e la diffusione di massa
delle piccole utilitarie il cappello perde la sua funzione di
oggetto d’uso quotidiano e le vendite crollano nell’arco di pochi
anni.
Con la vendita dell’azienda di famiglia nel 1979 ad Alessandria un’intera generazione di cappellai finisce. Il cinema invece, al contrario di ciò che avviene nella vita reale, non abbandona il suo oggetto feticcio innalzandolo definitivamente nella sfera del mito.
Agosto 2020
Dopo essere stato proiettato in tutto il mondo, dal Brasile al Portogallo, dal Giappone all'Australia, debuttando al 33° Torino Film Festival, e dopo essere stato trasmesso su Rai Cinema, Sky Arte, ARTE France e molti altri canali europei, "Borsalino City",
il documentario creativo della regista italiana Enrica Viola, approda sui vostri schermi
in una nuova versione inglese inedita disponibile su Vimeo on-demand!
"Borsalino City" è uno dei sei documentari
selezionati dalla FICE
(Federazione Italiana Cinema d'Essai) per il
ciclo "Racconti italiani"
Borsalino City su Sky Arte HD
in ordine di apparizione
Robert Redford
Vittorio Vaccarino
Paolo Vaccarino
Elena Vitelli
Massimo Arlotta
Maria Vaccarino
Jacopo Gardella
Giancarlo Subbrero
Marie-Laure Gutton
Piero Tosi
Massimo Pieroni
Ugo Boccassi
Giovanna Raisini Usuelli
Jean-Claude Carrière
Deborah Nadoolman Landis
Eddie Muller
Marilyn Vance
Alberto Barbera
Dante Spinotti
Mariella Vaccarino
voci degli operai di Borsalino
Gianni Coscia
Ombretta Zaglio
Giorgio Boccassi
Donata Boggio Sola
Ferruccio Reposi
Silvia Ferro
Bruna Buonadonna
Graziella Bertazzello
Alessio Sabetta
Pozzoli Ernesto
Bruna Cassol
Bruno Aldo
voce narratore
Dario Penne
attore mimo
Guido Ruffa
scritto da
Enrica Viola
Paola Rota
Erica Liffredo
testi della voce narrante scritti da
Paola Rota
editing
Enrico Giovannone
direttore della fotografia
Luciano Federici
m
usiche di
Giorgio Li Calzi
prodotto da
Enrica Viola
in
collaborazione con
Virginie Guibbaud
Simone Bachini
regia di
Enrica Viola
animazione e grafica
Nicolas Lichtle
riprese
Katell Djian
sound design
ZERO DB
Vito Martinelli
Paolo Armao
coordinamento di post-produzione
Paolo Favaro
© Unafilm S.r.l. p.iva 09384740011 Torino (IT) - questo sito non utilizza cookie di profilazione Privacy Policy